Patate e visione del mondo

27 giugno 2011

Sono appena tornata da Ischia.

Sulla bellezza sfolgorante e quasi sfacciata del luogo non mi soffermo: le parole che potrei dire sarebbero troppo banali e scontate per descriverlo. Quindi, appena potete, andateci e verificate coi vostri occhi. Ne vale veramente la pena.

Quello che vorrei invece cercare di raccontare è un episodio cui ho assistito personalmente e che mi ha dapprima rattristato e poi mi ha fatto vergognare come il classico cane.

Ischia, ho saputo, è per elezione terra di vacanza di tedeschi, che calano, intruppati nei loro Granturismo, dalla leggendaria selva di Teutoburgo, dai cupi bacini minerari della Ruhr e dalle tetre città anseatiche per godere di una settimana di relax, di sole e di ottimo cibo. Purtroppo, ad Ischia ci vanno anche gli italiani, (nello specifico molti napoletani, ma per non attirarmi addosso la nominata di leghista che peraltro già ho, non voglio infierire oltre).

Nelle piscine degli alberghi termali l’atmosfera è sempre calma e tranquilla, i bagnanti si muovono con discrezione e parlano a voce bassa per non disturbare chi, steso su un lettino, riposa o legge il giornale in santa pace.

Fino a quando non arriva LA famiglia italiana: madre, padre, figlio adolescente e figlia piccola. I genitori cominciano a parlarsi a voce alta da un capo all’altro della piscina e il figlio grande si tuffa a bomba nelle acque calme schizzando chiunque nel raggio di cento metri. La madre, truccata di tutto punto, esibisce un bikini leopardato a riporto con la montatura degli occhiali e passa il tempo al cellulare. Il padre, si prende sulle spalle la figlia piccola ed entra in piscina, dove già nuotano beati alcuni tedeschi.

Il genitore, a voce alta, altissima, istruisce la bimba piccola: “Vedi Gessicha, (sono sicura che l’hanno battezzata così) questi signori sono tedeschi, io li sfotto sempre e li chiamo KARTOFFELN. KARTOFFELN! KARTOFFELN! KARTOFFELN!” Continuava il genitore maschio, cercando di suscitare una qualche reazione negli astanti.

Anche il più ingenuo contadino del Baden-Wurttemberg conosce l’epiteto ingiurioso con cui noi makkaroni chiamiamo i tedeschi, ma i presenti, evidentemente persone miti e rilassate, hanno elegantemente glissato. Il genitore, non pago di questa bella figura di merda, dopo aver esaurito le patate, è passato alla seconda parola di tedesco che conosceva, e lì sono rimasta a bocca aperta. Ormai ero preparata al peggio, a sentire una sfilza di parolacce, insulti e contumelie. Mi ero già preparata a lasciare la piscina in fretta e furia per non venire coinvolta in una inevitabile rissa italo-tedesca. Con la figlia sulle spalle, nuotando a papera, il padre italico girava per la piscina, ululando: “WELTANSCHAUUNG! WELTANSCHAUUUUUUNG! WELTANSCHAUUUUUUUUNG!” in faccia all’attonito ex-operaio della Volkswagen, che di sicuro non ha molta dimestichezza con l’epistemologia e la filosofia di fine Ottocento. Come uno stronzo come quello conoscesse una parola così ricercata, è uno dei misteri al cui paragone Fatima è il segreto di Pulcinella.

Mi sarebbe tanto piaciuto, ma proprio tanto, che uno dei tedeschi presenti avesse ribattuto, in italiano, con una frase, tipo, che ne so, “Tutto scorre” oppure “Natura non facit saltus”. Ma non è accaduto.

Il tedesco mite e paziente, all’ennesimo “WELTANSCHAUUNG!” urlatogli in faccia, ha annuito educatamente e se ne è andato nell’altra piscina.

Una risposta a "Patate e visione del mondo"

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  1. Esperienza simile 😦 al Regina Isabella di Ischia che rappresenta il massimo dell’eleganza discreta, una famigliola di italiani arrichiti ha dato spettacolo esibendo cestelli di champagne a bordo vasca e sorseggiando/rovesciando rumorosamente il liquido in piscina. Lui indossava una panza da paura e lei un caftano/baby doll nero di pizzo: ho detto tutto 😦

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