Ci sono lavori che non si smette di fare mai, nemmeno dopo la pensione. Uno di questi è il maestro.
Ho conosciuto Luigi quando era già un ex-dipendente dell’allora Ministero della Pubblica Istruzione. Un maestro non è mai ex, il suo servizio non finisce con gli anni di anzianità. Luigi è “il maestro Luigi”. E per me lo sarà sempre.
Per il profondo rispetto che nutro per tutti coloro che sono insegnanti, formatori o educatori, non sono mai riuscita a dargli del tu, nonostante tra di noi ci fosse una innegabile simpatia reciproca e un’intesa che né il gap generazionale né il mio status di straniera in terra d’Abruzzo avevano ostacolato. Ma essere maestri non significa solo essere depositari di conoscenza.
Partner in crime perfetto per le mie malefatte goliardiche, sapevo di contare su Luigi per realizzare ogni idea balzana che mi venisse in mente. Assieme alla sua Liliana, mi ha sempre spalleggiato e aiutato con grandissimo divertimento e senza lesinare né tempo né energie. Con loro ho verificato praticamente che gioventù e vecchiaia sono definizioni indipendenti dall’età anagrafica. Avevano l’età dei miei genitori ma la freschezza e la leggerezza di due adolescenti. Erano una coppia dotata di ironia e simpatia a carrettate.
Ogni tanto li incontravo che passeggiavano sul lungomare, a braccetto a parlare fitto fitto, ancora complici e ancora uniti, dopo cinquant’anni di vita insieme. Erano così perfetti che interrompere quei momenti di completezza, anche solo per un saluto veloce, sarebbe stato come spezzare un incantesimo e così li seguivo con lo sguardo finché potevo, chiedendomi quale fosse il segreto che teneva salda una coppia dopo così tanto tempo. (N.B. Non l’ho scoperto, il segreto…).
Si dice che quando si perde un arto, il corpo ne conserva la memoria nello spazio e nella funzionalità. Ecco io credo che Luigi, da quando Liliana se ne è andata, si sentisse un corpo senza un braccio o una gamba.
Si può vivere così? ovvio che sì ma tutto è più difficile e complicato. Eppure Luigi aveva superato anche questa perdita, grazie alla sua fede e alla sua inesauribile curiosità, ai suoi interessi e alla sua indole di persona positiva, determinata e soddisfatta di aver avuto una vita piena e ricca di significato.
Quando vengono a mancare le persone a me care, preferisco pensare che sono da un’altra parte, a fare le loro cose preferite. Ecco, mi immagino Luigi e Liliana che giocano infuocate partite a scopa online con qualcuno in Australia o negli Stati Uniti, che stanno passeggiando per una riviera infinita oppure indaffarati con le bottiglie di pomodoro, nella loro cantina che, per calore e per operosità, assomigliava più alla fucina di Vulcano che al seminterrato di casa.
Mi mancherà moltissimo la figura elegante e snella del maestro Luigi, la sua curiosità e la sua arguzia. Mi mancherà la sua saggezza, la sua serenità d’animo. Però i maestri veri lasciano una traccia di se stessi nei loro scolari e sono convinta che ritroverò un pezzettino di Luigi negli sguardi dei tanti scolari che, adesso uomini e donne adulti, incrocerò per le strade di questa città. Un maestro sa fare anche questo.
Ciao Luigi, che la terra ti sia lieve.
(Sono finalmente passata al “tu”)
La foto è bellissima: mette in evidenza visiva ciò che scrivi.
Ti scrivo un haiku estemporaneo che ho pensato leggendoti
“sono vissuti:
amorosi felici
ora restano”
Grazie Lonza
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