Ieri mattina nella cassetta della posta “fisica” ho trovato una comunicazione che, a prima vista, sembrava provenire dalla Motorizzazione Civile. Loghetto, grafica, quasi tutto uguale. Noi italiani (me inclusa) quando vediamo arrivare qualche lettera da qualche ente, già andiamo in preallarme. Sicuramente qualche inadempienza, qualche tassa e balzello che ogni tanto spunta. Il più delle volte è così.
Poi a guardare bene, era un fake di quelli eclatanti perché la missiva non era altro che una delle innumerevoli comunicazioni pubblicitarie con cui le officine/centri di revisione sommergono noi utenti di mezzi a motore all’approssimarsi della scadenza della revisione. Ne avevo già ricevute altre, ma non così truffaldine e mimetiche: la stavo per buttare senza aprirla quando invece, per scrupolo, apro e vedo questo.
Dal Para-flu al gender-flu(id) passando per il para-c***
Allora, tanto per cominciare, in quanto cittadina motorizzata (di un veicolo con due ruote, vabbé, ma sempre motorizzate sono e quindi passibili di revisione) mi sono sentita esclusa. Perché la solerte officina che mi ha inviato l’avviso non ha previsto la possibilità di personalizzare il messaggio? Chi gestisce la posta massiva ci mette un attimo a diversificare i destinatari delle campagne pubblicitarie, a fronte di un supplemento di costo ridicolo. Avrei preferito ricevere una cosa del genere:
Però la foto è degradante per il povero modello, usato come puro oggetto di desiderio. Poi ho riflettuto e ho capito l’astuta strategia della campagna: in ossequio alla gender-fluidity, invece di optare per una campagna multisoggetto, si è pensato alla cara vecchia f**a, che fa contenti in primis tutti i maschi motorizzati e poi, se la società è sessualmente fluida, prima o poi piacerà anche ad altri. (FYI per quanto mi riguarda per ora escludo la svolta saffica, quindi il messaggio per me è andato a vuoto).
O tempora, o mora
Però poi alla fine sono tutti dettagli, la finta lettera, l’assenza di personalizzazione eccetera eccetera. Dove è scattata l’indiNNiazione (come dicono i leoni da tastiera, nonniminkia & affini) è all’esame della foto della bella ragazza mora immortalata accanto a una vecchia Lancia Delta S4.
La modella indossa una tuta. Di tela pesante. Per di più abbottonata. La ragazza è com-ple-ta-men-te vestita. Unica concessione all’immaginario fetish, le scarpe di vernice rossa con tacco a stiletto. Ma dico io, di questo passo, andremo a finire? Dalla nascita dell’automobile, il “visual” collegato al mondo delle officine ha sempre avuto un altro standard narrativo. Dove sono andati a finire decenni di calendari hot con floride ragazze in perizoma che guardano con stuporosa meraviglia dentro un cofano aperto in posizione appecoronata? Dove sono più i calendari che pubblicizzano oli multigrado, che colano lenti ma inesorabili su chiappe al vento, tette siliconate, magliette bagnate e mi fermo qui pro bono pacis. Ma insomma, quale messaggio diamo alle nuove generazioni? Se andiamo avanti così, passerà l’idea che il corpo della donna non è un oggetto da usare per pubblicizzare la qualsiasi, ma che la proprietaria del corpo è anche un essere dotato di raziocinio, avente diritto al voto e udite udite, anche capace di scegliere da sola dove portare a revisionare la propria Vespa.
Scusa Lonza, questo cioccolatino mi era sfuggito: ormai la mia posta è fuori controllo…quella online, perchè nella fisica anch’io ricevo per lo più “munnezza”…
Concordo con te: hai voglia a indiNNIarti per la considerazione con cui vengono trattate le donne, la pubblicità se ne frega!
E comunque anche il fusto tappezzato di geroglifici mi rassicura poco sulle sue capacità tecniche di “revisione”.
Ma secondo te, c’è qualcuno che si rivolge all’auto-officina sponsorizzata per l’incombenza?
L’unico punto positivo è che, se mai ti fossi dimenticata, qualcuno ti ha voluto salvare da una probabile multacchiona!
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