Qualche giorno fa è uscito Borgo Sud (Einaudi, 18€ – 9,99€) di Donatella Di Pietrantonio, l’attesissimo seguito de L’Arminuta. L’avrei acquistato a prescindere, ma dopo la bella ma breve intervista dell’autrice al TG3 Regionale mi sono fiondata a leggerlo. Partendo dal presupposto che non è una lettura consolatoria (ma sarà poi vero?), che ogni frase che leggi “ti strappa via un pezzo di carne” (cit.) immergersi nell’atmosfera di cupa predestinazione delle vicende delle due sorelle ormai adulte è come fare un bagno doloroso ma purificatore nelle stortezze affettive che tutti, chi più, chi meno, viviamo o abbiamo vissuto. Non è altro che il fantastico potere catartico della lettura (e della scrittura) che apparentemente non consola, ma guarisce. Cruel to be kind, dicono gli anglosassoni. Qualche considerazione a botta calda, che se ci penso troppo poi non scrivo più.
Adrianaaa!!!
In qualche intervista, la scrittrice ha dichiarato che, dopo aver finito L’Arminuta, i personaggi la cercavano. Ecco, io mi immagino Adriana, personaggio dotato di una energia vitale esuberante, che tra una carie e un’altra (Donatella Di Pietrantonio è una dentista), tira per il camice la scrittrice e le ordina “Arcunt’ la storia mì”, racconta di me, di quello che mi è successo, di quello che sto vivendo. Tanto è il suo élan vital che era impossibile tenerlo chiuso nella felice penna della scrittrice. E di cose ne sono successe diverse, che riaffiorano qua è la tra i ricordi della voce narrante, tanti pezzi di un puzzle che lentamente si va ricomponendo. Adriana è un personaggio larger than life, affronta la vita di petto e ne rimane scottata ma non sconfitta, è una combattente senza illusioni ma dotata di una forza sfacciata che esce dalla pagina e ti travolge.
Famiglie d’ufficio e famiglie d’elezione
L’istituzione “famiglia” non ne esce bene, da questo libro. Della famiglia di origine delle protagoniste già sappiamo che non è proprio quella del Mulino Bianco. Madre anaffettiva, padre violento, fratelli estranei, disamore a palate. Come per una specie di dannazione che aleggia su di loro, anche le due sorelle, da adulte, non saranno in grado di costruire rapporti sereni e solidi. Entrambe si trovano ad affrontare uomini sfuggenti, psicologicamente deboli o comunque non all’altezza delle situazioni. In tutto questo naufragio di legami umani, esiste però una famiglia alternativa che le accoglie, la comunità di pescatori di Borgo Sud. Qui Adriana e la sorella (in misura minore) non sono giudicate, sono semplicemente accolte con la brusca ospitalità della gente del borgo. Le figure maschili sono sempre sullo sfondo o anche quando sono in primo piano (Piero) sono comunque accessorie alle figure femminili, poco più di fuchi in un alveare. Se la famiglia tradizionale non salva, la sorellanza però ne esce rafforzata più che mai.
Luoghi familiari

Vivo a Pescara da ormai quasi trent’anni e dal borgo marino sud sarò passata forse un milione di volte, sempre distrattamente, sempre di corsa, sempre senza prestare attenzione a quello che vedevo. La lente della letteratura, con le parole di scarna bellezza della scrittrice, mi hanno fatto vedere questo rione con occhi diversi, più attenti. Mi sono accorta dell’atmosfera di paese, della vicinanza fisica delle case che significa anche anche una vicinanza di affetti, condivisione di tutto, del bene e del male. Anche il resto della città, attraverso il filtro della narrazione, diventa un ambiente nuovo, uno scrigno da riaprire per ritrovarci nuove sensazioni e nuovi riferimenti (e chissà che una volta per tutte ci liberiamo del fantasma del Vate che ormai non se ne può più).

Per concludere
Scrivere il seguito di un libro di successo è sempre pericoloso, la probabilità di toppare è altissima. In questo caso non è così, per fortuna. Le sorelle avevano bisogno di spazio per raccontarsi, per farci sapere che cosa è successo dopo, cosa sono diventate. E adesso che lo sappiamo, dopo aver letto la loro storia abbiamo sofferto sì, ma ne usciamo più forti. E poi alla fine della fiera anche la letteratura più spietata è consolatoria, anche se ti prende a sberle e ti strappa un pezzo di cuore ad ogni pagina. Ma ti fa anche intravedere la speranza. Leggetelo.
grazie Lonza! Anch’io avrei comprato Borgo Sud “a prescindere”. Ora, di più ancora, dopo averti letto.
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