Sono passati sei anni da questo post. Di Mario Monti non si ricorda quasi più nessuno (diciamo la verità, proprio nessuno); di Mick Jagger sappiamo tutto, tramite le sue Instagrammate e l’inevitabile fascino che la rock star per eccellenza esercita sui media. All’inizio dell’anno ci ha fatto venire un colpo, (lui a noi) perché ha dovuto annullare i concerti programmati a causa di un imprecisato malore. Alla fine il “malore” si è risolto con un intervento al cuore, e dopo un po’ – ma neanche tanta – convalescenza, Mick è tornato a saltellare sui palcoscenici di tutto il mondo, per la gioia dei suoi tantissimi fan. Uno a 76 anni suonati si mette da parte e gioca a briscola al bar, lui invece gira il mondo con la sua band. Per uno che si faceva di tutto, dalla Brown Sugar alla paglia delle sedie thonet, mi sembra un ottimo risultato.
Tanti auguri, Mick!
Ascoltavo qualche giorno fa i due nuovi singoli dei Rolling Stones, “Doom And Gloom” e “One More Shot” il cui riff iniziale ricorda da vicino quello di Jumpin’ Jack Flash. Glielo posso anche perdonare, visto che dopo 50 anni di canzoni stupende, ci può anche stare che ce ne sia una che assomiglia ad un’altra. I Pooh, invece, continuano a fare la stessa canzone, anche loro da 50 anni. Piccola Ketty ripetuta ad libitum. Madò. Questa invece non gliela perdono.
Poi, per caso, sempre lo stesso giorno, ascoltando la Palomba e i suoi “28 minuti” su Rai Radio 2, ho saputo che Mick Jagger e Mario Monti sono coetanei – ad essere pignoli, si vede che Mario è più maturo perché è di marzo e Mick è più scavezzacollo perché è di luglio, ma a parte questo si capisce benissimo che sono coevi. Non mi sono sorpresa affatto, l’aplomb e il basso profilo sono tratti distintivi di M&M (Mario & Mick), per non parlare delle loro carriere. Nel 1965 Mario si laurea alla Bocconi, Mick canta Satisfaction, nel 1969 Mario insegna a Trento e Mick zompetta sul palco di Altamont con le nefaste conseguenze che tutti sappiamo. Negli anni ’80 Mario si dedica anima, corpo e doppiopetto allo studio del sistema creditizio e finanziario e Mick intona una consolatoria “When the whip comes down” (quando cala la frusta, che prospettiva…); all’inizio degli anni ’90 Monti è rettore della Bocconi e Mick invece saltella sui palchi di mezzo mondo. Insomma, vite parallele. Stesso stile, stessa morigeratezza di costumi e stili di vita.
Il testo dell’altro singolo, “Doom And Gloom“, che si potrebbe rendere, all’incirca, con “Morte e distruzione” (traduzione in stile shampoo, cioè “Libera&Bella”), attacca con una sana botta di ottimismo: “La notte scorsa ho sognato che pilotavo un aeroplano, a bordo erano tutti ubriachi e fuori di testa”, che è un chiarissimo riferimento ad Alitalia e alla sua oculatissima gestione. Poi continua “con un atterraggio di fortuna ho raggiunto una palude della Louisiana” – altro riferimento al volo Alitalia che è andato lungo sulla palude di Fiumicino, ma per darsi un tono è più figo dire Louisiana invece che Little River. Poi l’allegra visione prosegue con orde di zombie (chi possono essere se non i politici trombati), mucchi di sporcizia (la monnezza di Roma) e altre visioni apocalittiche che si adattano perfettamente alla realtà italiana.
Alla faccia delle vite parallele. Mai vuoi vedere che, alla fine della fiera, è Mario che scrive i testi per Mick?
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