
Il 23 aprile di ogni anno Barcellona viene inondata da un mare di rose e di libri. La città si trasforma in una enorme libreria a cielo aperto punteggiata da banchetti che vendono rose di ogni colore, ma principalmente rosse e gialle, che, guarda caso, sono i colori della bandiera catalana. Il Mostro Inviato, che di libri va pazzo, poteva farsi sfuggire questa ottima occasione per rispolverare il suo spagnolo e raccontare questa festa così particolare? Certo che no.
Da una data funesta nasce una festa
Il 23 aprile del 1616 fu un giorno veramente infausto per la letteratura europea. Come se si fossero messi d’accordo, Miguel de Cervantes Saavedra e William Shakespeare morirono nello stesso giorno, mese e anno (e a questo punto, facciamo anche alla stessa ora, vista la coincidenza così precisa, ma non lo sapremo mai). Incidentalmente, il 23 aprile è anche San Giorgio (in catalano, Sant Jordi), patrono della Catalogna e protettore degli innamorati catalani. Il motivo risale a tantissimo tempo fa, per i dettagli della leggenda clicca qui.
Più di recente, a qualcuno in Spagna è venuto in mente di attaccarci anche la giornata del libro e l’UNESCO l’ha dichiarata anche giornata mondiale del diritto d’autore. Ecco spiegato perché alla fine di aprile Barcellona si anima di librai e autori, che hanno la possibilità di incontrare il loro pubblico.

A caccia di autori
Il 99% degli autori che si trovano in giro per la città sono spagnoli, ma ogni tanto c’è anche qualche infiltrato anglofono o di altri Paesi. Qualche giorno prima della festa, i quotidiani locali pubblicano la lista degli autori e dove si possono incontrare, perché non fanno una sola comparsa. Sono itineranti, quindi se ti perdi un appuntamento in un posto lo puoi sempre recuperare da qualche altra parte. L’organizzazione è eccellente: ogni stand di libreria ha la parte dedicata all’autore, con tutti i suoi romanzi in bella vista (e per l’occasione anche con il 20% di sconto che male non fa). Il nome è bene in vista sulla parte superiore del tendone, le transenne intruppano i lettori nella giusta fila e uno o due uomini della sicurezza smistano le persone e nello stesso tempo danno un’occhiata per controllare che non ci siano scalmanati a dare fastidio.
Purtroppo la giornata parte un po’ in sordina, cade qualche goccia di pioggia e il cielo sembra proprio voler rimanere chiuso, almeno per la mattina. Il Mostro Inviato però non si scoraggia e prima di partire alla ricerca di autori da paparazzare si concede una colazione molto in tema. Come per ogni festa che si rispetti, anche qui la gastronomia si sbizzarrisce con paste a forma di libro e con i pani (salati) di Sant Jordi, che tanto per ribadire la loro origine, sono rossi e gialli. E anche buonissimi.


Il meteo un po’ così però non ferma la moltitudine di gente che acquista rose e libri e che si mette diligentemente in fila per farsi autografare i libri. Le file davanti ai banchetti degli scrittori sono tutte piuttosto lunghe, alcune più di altre, tipo quella dove sono accampate orde di pre-adolescenti pucciosi e acneici con genitore scazzato al seguito. Guardo il nome dell’autore dei libri che tutti i ragazzi tengono in mano e senza dubbio è il Moccia iberico, tale Blue Jeans (pseudonimo di Francisco de Paula Fernandez Gonzalez: con un nome così, ci credo che ha voluto il nom de plume!) Non indago oltre, a posto così.
Da Anni Lenti a Patria
Il Mostro Inviato si mette pazientemente in fila per un autografo di Fernando Aramburu, l’autore di Patria, romanzone imponente sulla vita dei Paesi Baschi ai tempi dell’ETA, edito da Guanda con una stre-pi-to-sa traduzione di Bruno Arpaia. Nel giro di pochi minuti me lo trovo davanti, sorridente e disponibile, che mi fa la dedica al libro che ho preso per l’occasione, Anni Lenti, che di Patria è, come dire, il prototipo, il bozzetto preparatorio, lo studio preliminare.

Nonostante la gente che preme, lo scrittore si ferma a scambiare qualche parola, chiede la provenienza e dice che sarà in Italia a maggio a Torino per la Fiera del Libro e poi a Pistoia (non si sa per quale motivo, forse ha parenti lì …). Dopo l’immancabile foto di rito, il Mostro inviato si tuffa alla ricerca di altre star della carta stampata.
Ce n’è per tutti i gusti
Il meteo nel frattempo si aggiusta e la festa esplode in tutta la sua potenza: chiunque passeggi per la città porta una rosa, o perché l’ha ricevuta in dono o perché la deve regalare: nessuno è a mani vuote. Ma la caccia all’autore prosegue e grazie a una soffiata arrivata dall’Italia, Il Mostro Inviato si reca di filato allo stand dove si trova nientemeno che il frontman degli Spandau Ballet, Tony Hadley, in veste non di cantante ma di scrittore di memorie. In Spagna è appena uscito To Cut a Long Story Short, (En poca palabras) l’autobiografia del cantante che ha un discreto seguito anche qui. Infatti i fan, tra cui il Mostro Inviato, sono già tutti belli precisi in fila in attesa. C’è da dire che l’età media del fan si attesta sul Mesozoico Superiore, ma d’altra parte anche Tony ha superato ormai da parecchio il problema dei brufoli e si avvia verso una età matura in gran forma, se non altro vocale, visto che canta come quando aveva trent’anni. Dopo pochi minuti un sorridente, rilassato (anche troppo) e ben pasciuto Tony arriva tra noi e non si risparmia: foto, dediche, chiacchiere, sorrisi, risate e selfie come se piovesse.
Smile! Freghete che bella la festa del libro, compà!
Pensate forse che sia finita qui? Certo che no! Il Mostro Inviato, girellando tra le varie librerie, ha scovato il vero protagonista della giornata, un intellettuale di prim’ordine, conosciuto da tutti, grandi e soprattutto piccoli. CAPITÁ CALÇOTETS, ovvero CAPITAN MUTANDA!!!

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