DA EVITARE
Margaret Mazzantini, Venuto al mondo, Mondadori
Si piazza al secondo posto della mia classifica personale di velocità di abbandono di libro. Dopo Un uomo di Orianona Fallaci, (pagina 5), Venuto al mondo scalza Anima Mundi della Susanna Criceta Tamarra (pag. 50) per essere stato sfanculato a pagina 39, momento in cui ho dato di matto dopo l’ennesima sfilza di aggettivi messi a pene di segugio.

Romano De Marco, Morte di Luna, Feltrinelli Zoom Filtri (ebook gratuito)
L’ho letto solo perché era aggratis. Se l’avessi dovuto pagare, avrei chiesto indietro i soldi.
Timur Vermes, Lui è tornato, Bompiani
Hitler si risveglia ai giorni nostri, tutti pensano che sia un personaggio da cabaret, invece è proprio quello vero. Dopo la quarta gag in cui lui parla sul serio e la gente non gli crede, la noia assale e non abbandona più. A peggiorare le cose, il ricco apparato di note serve non tanto ad approfondire i riferimenti storici quanto a chiarire perché la situazione fa (o dovrebbe far) ridere. Spiegare le barzellette è la cosa più triste del mondo.
Israel Joshua Singer, Yoshe Kalb e La famiglia Karnowski, Adelphi
Leggero come il piombo fuso il primo; il secondo un po’ meglio, ma solo perché letto dopo Yoshe Kalb. Infatti anche il manuale di istruzione della lavastoviglie diventa avvincente, se prima leggi una mattonata.
Mauro Covacich, Trieste sottosopra. Quindici passeggiata nella città del vento. Laterza
Si salva solo il capitolo sul cimitero di Sant’Anna e le riflessioni sui nomi. Il resto del libro naviga tra ricordi personali che potrebbero essere ambientati ovunque, non riuscendo a coinvolgere il lettore nemmeno un po’. Siamo distanti anni luce dal libro di Jan Morris, “Trieste. O del nessun luogo” in cui lo spirito della città è colto in modo personale e poetico. Forse i “foresti” sanno cogliere meglio degli “indigeni” le sfumature delle città in cui vivono…
EVITABILI
Angela Capobianchi, Il teatro del buio, Ianieri edizioni
Meglio il buio.
LEGGIBILI
Javier Marìas. Gli innamoramenti, Einaudi

Ogni libro ha il suo momento per essere letto. In altre circostanze questo lo avrei lasciato dopo dieci pagine: denso, densissimo, profondo e riflessivo. Troppo. Però poi, grazie a una scrittura minuziosa e ipnotica, sono stata fagocitata da questo “thriller metafisico” (non so dove l’ho letto ma è la definizione più calzante) e mi sono scoperta ansiosa di andare avanti fino alla fine. Perché alla fine è un giallo, se Marìas non si offende. Da leggere nel momento emotivo “giusto”.
Andrea Vitali, Le belle Cece, Garzanti
Siamo ai livelli de La figlia del Podestà – quindi alti – però siamo un po’ abituati ai fuochi d’artificio e alle trame di paese. Svago puro senza pretese, che di questi tempi, buttalo via…
DA LEGGERE
Andrè Agassi, Open, Einaudi Stile Libero
Ok, ok, dal punto di vista della scrittura si deve molto all’editor, J. P. Moehringer, ma la materia prima è di qualità eccelsa. Non serve essere appassionati di tennis per apprezzare Open, bisogna essere appassionati di umanità. Andrè Agassi ha usato la scrittura come terapia e ha raccontato con onestà invidiabile e a volte imbarazzante (un episodio per tutti: il toupet) tutto quello che gli è successo (cose orribili per lo più) con grande signorilità ed eleganza, senza lasciarsi andare a veleni e cattiverie. Non è da tutti. È un libro bellissimo, – a cominciare dalla copertina – per come è raccontato, per come è costruito (un’autobiografia che inizia dalla fine), per quello che trasmette. Da giovane ammiravo Agassi come tennista, adesso lo ammiro anche come essere umano.
Maurizio De Giovanni, Anime di vetro. Falene per il Commissario Ricciardi. Einaudi Stile Libero.
Il commissario Ricciardi alle prese con un “cold case”, come si direbbe oggi. Un caso già archiviato viene “rispolverato” e fa da sfondo alle vicende personali dei protagonisti, storie che però iniziano un po’ a mostrare la corda (o forse è solo impazienza per sapere come andrà a finire?). E poi c’è questa domanda meravigliosamente incoerente alla quale Ricciardi dovrà dare una risposta: “A che serve tutto questo mare, me lo sapete dire? A che serve, il mare?”
Andrea Camilleri, Il gioco degli specchi e Il birraio di Preston, Sellerio
Riletture piacevoli che mi confermano, ancora una volta, che il Camilleri più vero è quello che racconta le storie della Sicilia del secolo passato e non quelle di Montalbano, che, diciamocela tutta, ha rotto i cabasisi.
David Sedaris, SantaLand Diaries, ebook in rete
David Sedaris ha lavorato come Elfo nei grandi magazzini di Macys’ durante il periodo natalizio. Dopo averlo letto, credo che un anno di ferma nella Legione Straniera possa essere considerato alla stregua di una vacanza alle Maldive. Esilarante e cattivissimo.
Robert Edison Fulton Jr, One Man caravan, Elliot
Questo tizio aveva il viaggio nel DNA. Suo nonno gestiva le linee di carrozze che servivano il selvaggio West (quelle di Ombre Rosse, tanto per capirci), suo zio e suo padre hanno fondato la Greyhound Bus Lines, da adolescente era presente all’apertura della tomba di Tutankamen in Egitto. Da uno così, come minimo ci si aspetta che faccia il giro del mondo in motocicletta. E infatti One Man Caravan è il racconto del viaggio, iniziato per caso, da Londra a Tokyo in sella a una Douglas: una sarabanda di avvenimenti, persone, accadimenti raccontati con semplicità e curiosità e, soprattutto, senza la spocchia tipica dell’occidentale. Ottimo libro.
Paolo Zardi, XXI secolo, Neo. Edizioni
Seguo molto volentieri Grafemi, il blog di Paolo Zardi, mentre ho letto con meno entusiasmo le raccolte di racconti “Antropometria” e “Il giorno che diventammo umani”. C’è qualcosa di disturbante, nella scrittura di Zardi: fa prendere coscienza al lettore del disfacimento morale della nostra società e gliela sbatte in faccia senza tanti giri di parole. Tuttavia da una scrittura così essenziale, permea sempre un sentimento di compassione – proprio nel senso etimologico della parola – che allevia appena appena il senso di smarrimento e disagio che assale alla fine dei suoi racconti. Ma proprio poco. In più la terna su cui si basano le sue storie – malattia, morte, sesso “paranoico”, sai che allegria – alla lunga risulta ripetitiva. Personalmente non sono una fanatica della letteratura consolatoria, ma che cavolo, Zardi esagera. Anzi esagerava. Sull’onda delle recensioni lette in rete mi sono fatta coraggio e ho letto il romanzo. XXI secolo è un libro bellissimo. In un futuro non troppo lontano in cui c’è violenza diffusa, sbandamento morale e materiale, un uomo – di cui non si sa il nome, scelta non casuale – si trova a gestire la sua famiglia dopo che la moglie è entrata in coma. Non solo: il tradimento di lei, scoperto casualmente, demolisce l’immagine idealizzata di madre e moglie. Il protagonista inizia a chiedersi chi fosse veramente la moglie, in un viaggio tra l’Italia e la Svizzera e, simbolicamente, attraverso il disfacimento fisico e soprattutto etico, della civiltà occidentale. Raccontato così sembra un romanzo cupo, in realtà è carico di pietas e di speranza. Il finale – stupendo che non dico – vuole dirci che l’amore è l’unico sentimento che è in grado di salvarci, nonostante tutto.
Ah, tra l’altro XXI secolo è stato semifinalista allo Strega di quest’anno. Scusate se è poco.
Conoscendoti so che hai la capacità di rendere la giornata di 48 ore per poter leggere tanto così ed occuparti e dedicarti a mille altre cose. Come sempre brava.
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non è proprio così, ma accetto volentieri il complimento 🙂
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