Dopo che glaciazioni, terremoti, cataclismi nucleari e/o naturali e la settantamillesima replica estiva del ciclo dei film di Don Camillo avranno annientato l’umanità, una sola cosa resterà, tra le macerie fumanti, splendida ed immortale: La Settimana Enigmistica.
Praticamente uguale a se stessa da oltre ottant’anni, è un piccolo capolavoro che si rinnova di settimana in settimana. Ha subìto restyling minimi, perché, come tutte le cose perfette, non ne ha bisogno. La carta non sbiancata che al tatto è una goduria, la font del titolo vagamente mussoliniana, il formato quasi quadrato ideale per metterla in borsa, la foto del personaggio in copertina che rende anonimi anche le attrici e gli attori più sexy, i colori della testata (esclusivamente blu, verde e rosso), la disposizione ferrea delle rubriche la rendono un oggetto di culto, un rituale nel quale rifugiarsi. L’equivalente stampato del comfort food. Non c’è da meravigliarsi se è “La rivista che vanta innumerevoli tentativi d’imitazione“. Tutto è uguale e tutto si rinnova, ma quasi non ci facciamo caso, noi lettori (ma sarebbe meglio dire drogati) della Settimana. Prendiamo ad esempio le barzellette.
A prima vista le barzellette sulle donne sono scioviniste e becere, perché siamo descritte sempre come a) imbranate al volante b) incapaci di fare da mangiare c) suocere insopportabili d) alla ricerca di un fidanzato ricco. Ma per fortuna con le vignette sui maschi, si riequilibra tutto, perché essi sono invariabilmente a) pigri b) ciabattoni e trasandati c) lavoratori inetti d) fidanzati inadeguati. Se non è political correctness questa…

I giochi sono stupendi e ce n’è per tutti i gusti, da quelli semplici semplici a quelli difficilissimi che già capire il titolo è un’impresa, figuriamoci a risolverli (“Antipodo palindromo inverso sillabico“), poi ci sono le “Spigolature“, “Strano, ma vero” su cui il venditore di pedalò Maurizio Ferrini ha fondato la sua cultura (e non solo lui), il Corvo Parlante, il Quesito con la Susi, che mi chiedo sempre questa stramaledetta Susi se non ha di meglio da fare invece di passare le notti a inventarsi quiz impossibili, le “vignette che si differenziano per 20 piccoli particolari. Quali? (Soluz. a pag. 46)” che poi, guarda e riguarda, ne manca sempre qualcuno.
Il cruciverbone finale, sempre firmato Bartezzaghi, è difficile sì, ma non riporta la micidiale avvertenza “destinato ai solutori più che abili” che invece si merita lo schema degli “Incroci obbligati“. Dopo aver imparato a nuotare e altre due o tre cose, saper risolvere questo schema – direttamente a penna e non a matita come fanno i solutori meno abili – ha fatto andare la mia autostima a livelli stratosferici. Provare per credere.
Un’altra cosa che rende senza tempo la Settimana è che non ha pubblicità. Incredibile, ma l’unica pubblicità che fa è a se stessa. Che se la potrebbe anche risparmiare, visto che già ce la compriamo in tanti, ma questo vezzo d’altri tempi me la rende ancora più simpatica. D’inverno un numero mi dura di più, ma d’estate ce ne vorrebbero due a settimana. Per non parlare dei viaggi in treno, in cui spero ardentemente di trovare compagni di viaggio muti o per lo meno silenziosi per potermi tuffare beata tra le “Cornici concentriche“, “Una gita a…” e i rebus e le crittografie de “La pagina della Sfinge“. E poi, è proprio vero che “È il passatempo più sano ed economico“: per la modica cifra di “Euro 1,50 (in Italia)“, tieni allenata la mente, ti fai una cultura, ti fai due risate e se sei fortunato, puoi anche vincere qualcosa ai concorsi settimanali.
Di questi tempi non è poco.
Bellissimo! Condivido in toto anche se la mia pratica della Settimana è saltuaria. Ma mamma Augusta è una “solutrice più che abile” da oltre mezzo secolo. A volte facciamo a gara per vedere chi risulve prima un determinato cruciverba. E le rare volte che mi capita di vincere, è veramente una grande soddisfazione.
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Only you could manage to critique a freaking puzzle magazine in this way. A great slice of life. (I see that I can subscribe to this in the United States for only $222.68 — hardly “È il passatempo più sano ed economico.”) I’ll have to stay with the local Sudoku publications that I grab as I exit through the gift shop, but the mood is the same.
Cheers!
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Not cheap at all! In the US, at least…
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post delizioso, ma il mostro inviato è più bello e simpatico di persona
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Solo tu potevi riuscire a scrivere un capolavoro partendo da uno spunto così semplice. Ho letto tutto d’un fiato sperando che non finisse mai. Non posso chiedere troppo, lo so, fa caldo anche per Lorenza. Grazie Loretta
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