E la profezia dei Maya, chi se la ricorda più? Roberto Giacobbo con il suo Kazzenger ci ha sfracassato gli zebedei per due anni – e nel frattempo , coi libri e le trasmissioni che ha confezionato, ha assicurato a se stesso una vecchiaia agiata e una vita senza pensieri economici ai suoi discendenti fino all’ottava generazione – i catastrofisti minacciavano l’arrivo dell’Anticristo, la fine del mondo, le cavallette, la pioggia di sangue e il nuovo saggio di Alberoni sull’innamoramento e l’amore ai tempi di Youporn. Il solo lato positivo della fine del mondo era che sarebbe dovuta accadere prima di Natale, risparmiando la solita litania di auguri-regali-addobbi natalizi. E invece quei menagrami dei Maya hanno toppato alla grande.
Molto prima della fatale data, sul web avevo scovato un concorsino letterario che invitata a raccontare cosa sarebbe successo il 21 dicembre 2012 e il tutto doveva essere racchiuso in 2012 caratteri. Più che una profezia, è un auspicio.
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Alle 21 e 12 del 21 dicembre 2012 evaporerà l’ultima goccia di combustibile fossile della Terra. Scattolin Alvise, pensionato settantunenne del Magistrato alle Acque, di ritorno a Venezia dalla visita settimanale in terraferma alla sorella Marietta, si fermerà a bordo della sua vettura al km 2,12 del Ponte della Libertà. Secondo l’antica profezia maya, per volere del dio Sentzbentzincatzfaitzl, l’auto dello Scattolin, una Prinz NSU verde deluxe, simboleggerà la fine dell’era dei derivati petroliferi.
Da tempo le risorse di petrolio si erano prematuramente esaurite e i governi di tutto il mondo, colti in contropiede, non avevano approntato strategie energetiche alternative. In Cina e negli Stati Uniti le riserve erano terminate all’inizio dell’estate: i cinesi erano tornati alle loro classiche biciclette nere; gli americani avevano colto l’occasione per rilanciare le mountain bike e farci un sacco di soldi.
La divinità maya, con un certo umorismo, aveva scelto come fondale per il canto del cigno della benzina la città più magica e meno automobilizzata del mondo. Con goduria estrema dei network televisivi di tutto il globo, che con le loro antenne satellitari portatili avevano intasato il Ponte, dopo che la notizia che l’ultimo serbatoio pieno era stato localizzato in laguna. L’arcigno Alvise era paparazzato più di una rockstar e fronteggiava i giornalisti e i flash dei reporter con un affabile “Ande’ in mona tuti quanti“.
A mano a mano che le auto esaurivano il carburante, aumentava il numero di biciclette in circolazione: anche a Venezia erano state create le piste ciclabili, rivestendo con tavolati i gradini dei ponti. Canali e rii non erano più attraversati da vaporetti ma da originali, silenziose ed eleganti biciclette acquatiche.
Quella sera, la vettura di Alvise si fermerà in un silenzio irreale. Nei cieli appariranno due ruote lenticolari infuocate e le carcasse delle auto di tutto il mondo si disintegreranno. Subito dopo avrà inizio una nuova età dell’oro: l’era della bici.
finalmente sono riuscita a leggerlo! geniale lorenza! grazie! un abbraccio dott. Carla Toffolo Interprete di conferenza – Traduttrice Via N. dal Cortivo 67 30173 Favaro Veneto (VE) tel. e fax +39 041 90 09 39 cell. + 39 335 24 44 72 Skype: carlaomar
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sai, quasi quasi ci stiamo avvicinando al magico momento: vedo in giro torme di signore “agée” con cestino, borsoni e caschetto che pedalano bici elettriche (o a pedalata assistita) arrancando con la spesa!
Mi sento una antesignana (non nel senso di ANZIANA!!!), ma sono felice: marciapiedi LIBERI per tutti, abbasso le AUTO!
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Grande l’era della bici, ma è un’illusione… come la profezia dei Maya!
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Più che una illusione, un dramma: lo dice uno che ha pedalato parecchio sotto l’acqua. Con un clima schifoso come il nostro faremmo bene a tenerci anche qualche mezzo pubblico decente. Comunque adoro la bici, anche se fa bestemmiare.
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